Etna Rosso Valcerasa-Bonaccorsi 2008

Etna Rosso Valcerasa BonaccorsiGià parecchie volte negli anni scorsi, in occasione delle nostre vacanze estive, ci è accaduto di esplorare i diversi versanti etnei in cerca di enoteche o cantine in grado di rappresentare al meglio quello che la stampa specializzata descrive come il terzo polo enologico italiano (quantomeno in pectore). Dovendola dire tutta, molte realtà che avremmo gradito conoscere ci sono state precluse da circostanze sfortunate come giornate di chiusura, indirizzi irreperibili o irreperibilità delle annate. Per paradosso, del resto, non ci è occorso percorrere troppa strada per procurarci la bottiglia che ci accingiamo a degustare oggi: è stato sufficiente recarci lo scorso anno alla manifestazione La Terra Trema che ha luogo di consueto, tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre, presso lo spazio pubblico autogestito Leoncavallo di Milano, e incontrare di persona il Produttore presso il proprio stand. Tradizione aziendale pare sia quella di mettere in commercio i vini solo dopo qualche anno dalla vendemmia, nonchè di perseguire naturalezza espressiva in armonia col territorio di provenienza. I vigneti di questo Etna Rosso sono allevati a circa 800m s.l.m. in contrada Valcerasa, lungo il versante vulcanico orientale nella piccola municipalità di Piedimonte Etneo. Dai 10 ai 15 giorni di macerazione delle bucce, malolattica in rovere francese da 225l e maturazione in legno per circa 10 mesi; quindi bottiglia, per molto tempo ancora, prima di poter gustare il frutto di tanta pazienza e dedizione.

Ci è sembrato così:

Aspetto – Rubino cupo, non ancora granato, con riflessi mattone e a tratti violacei sull’unghia.
Olfatto – Assai intenso e fragrante, finemente speziato, con franche sensazioni d’incenso e chiodi di garofano sopra un gustoso sfondo di fiori appassiti; il frutto ben maturo rimanda a sentori di prugna secca, e la componente terziaria appare assai ben integrata, ad addolcire senza prevaricarla un’ancora giovanile sapidità. Golosità e invito alla bevuta sono paragonabili a quelli di un succo di frutta.
Gusto & Struttura – L’ingresso deciso fa subito mostra di grande personalità, mettendo in evidenza una speziatura ancor più intensa che all’olfatto senza peraltro nascondere il frutto maturo, dolce ma generoso di sensazioni primarie che rimandano alla prugna secca e alla ciliegia. La grana è terrosa, il tannino levigato e saporito, e il finale non si discosta dalle sensazioni olfattive, oltre ad essere ben lungi dal farsi dimenticare in fretta.
Gradimento (89,5/100) – L’equilibrio esemplare tra sensazioni primarie e terziarie rende questo vino uno dei più convincenti mai assaggiati fuori dal perimetro dei nebbioli/sangiovesi di qualità, annoverandolo probabilmente tra i migliori di sempre in assoluto: potente come il vulcano sul quale s’inerpicano le proprie viti d’origine, nutrite d’antico e fecondo furore lavico, non appare mai stucchevole ma fruttato ed elegante, alcolico e tuttavia mai privo di freschezza; unisce insomma alla notevole golosità beverina un piglio da vino importante, e alla perfezione manca solo qualche dettaglio (forse olfattivo). Chapeau!

Uvaggio: Nerello Mascalese (80%), Nerello Cappuccio (20%)

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