In agriturismo nel Chianti per visitare Firenze

L’agriturismo il Vichiaccio sorge nei pressi di San Casciano in val di Pesa, al centro del proscenio di un ideale anfiteatro di vigneti. Da queste parti si produce il vino forse più celebre d’Italia: il Chianti, quello vero, quello Classico del “Gallo Nero“, lo storico marchio del consorzio che raggruppa i produttori. Intorno, sulla sommità di morbidi rilievi, isolati casali dominano il panorama come fortunati testimoni di uno  spettacolo messo in scena dalla natura ma reso leggendario dal lavoro dell’uomo.

Certo non ci siamo sottratti dal visitare qualche cantina (del resto se ne trova una appena giunti in agriturismo, poco prima di svoltare a sinistra e imboccare lo sterrato: Castelli del Grevepesa), ma, complice la ristrettezza del tempo a nostra disposizione (quattro giorni), abbiamo preferito concentrarci sul vero scopo della nostra breve vacanza: la città di Firenze.

Inutile dilungarsi sui troppi punti di rilievo di una simile, autentica, miniera di fatti artistici e culturali: da Ponte Vecchio a Palazzo Pitti, dal giardino di Boboli alla Galleria dell’Accademia con il famoso David di Michelangelo, crediamo di avere incluso, seppure in una successione troppo rapida in rapporto all’entità dell’offerta, tutti i principali siti di interesse, girando a piedi dopo avere lasciato l’automobile presso il parcheggio di piazzale Michelangelo (dalla cui “terrazza” si può ammirare il panorama dell’Arno che attraversa la città).

Tuttavia abbiamo apprezzato in modo particolare l’atmosfera di cui si gode salendo alla chiesa di San Miniato al Monte, verso quell’oasi di pace che pare elevarsi (in senso sia fisico che metaforico) sopra l’abitato fino a una dimensione meno abusata dalla grande ressa del turismo di massa. Dal sagrato si può ammirare un vasto panorama della città grazie alla posizione privilegiata della Basilica, che sorge nel punto più elevato di Firenze. Esteticamente parlando, la facciata marmorea con le sue rigorose geometrie intarsiate ci ha trasmesso l’impressione un’eleganza sobria ma ricercata, di un’armonia quasi perfetta fatta di forme raffinate ma essenziali, inducendoci a tornare varie volte in questo luogo anche per assitere a una Messa.

Una piccola deviazione lungo la strada che dall’agriturismo conduce a Firenze ci ha consentito di far visita anche al Santuario di Santa Maria dell’Impruneta, che la tradizione vuole edificato nel luogo dove si inginocchiarono i buoi che trasportavano le pietre con le quali sarebbe cominciata la costruzione, poichè là venne ritrovata un’immagine miracolosa della Vergine. Peccato per il grande parcheggio antistante, che a nostro parere guasta un poco l’atmosfera.

L’unico locale da segnalare (quelli che abbiamo sperimentato in Firenze, ora troppo cari, ora troppo “turistici”, li tralasciamo volutamente) è la Trattoria Il Gabbiano in San Casciano, dove abbiamo cenato con delle vere bistecche fiorentine (le cosiddette bistecche “con l’osso a T”: da un lato filetto e dall’altro controfiletto) che abbiamo intravisto tagliare al momento in cucina da un signore corpulento che trasportava in spalla un intero quarto di bue.

Un accenno imprescindibile va infine al vino: non ci sarebbe davvero stato possibile venire fin da queste parti e tralasciare completamente l’aspetto enologico. Non avendo avuto tempo da dedicare alla ricerca ci siamo “accontentati” della cantina del Grevepesa sopra menzionata, dove ci siamo procurati alcune bottiglie di Chianti Classico DOCG “Clemente VII” consumate anche in loco e qualche Riserva da portare a casa; un amico del gestore dell’agriturismo ci ha consentito invece di accedere, a un prezzo vantaggioso, a un paio di bottiglie di Tignanello del 2005 (85% Sangiovese, il resto Cabernet Franc e Sauvignon): non amiamo particolarmente i vini cosiddetti “Super-Tuscan” (in definitiva degli IGT di tutto rispetto che nascono un po’ dalla fantasia del singolo produttore), ma quando si presenta un’occasione del genere riteniamo doveroso approfittarne.

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