Breve vacanza nelle Marche: piacevole incontro a Morro d’Alba

All’imbocco della valle dell’Esino, pochi chilometri a nord di Ancona, sorge il piccolo centro di Morro d’Alba: luogo incantevole, come gran parte del territorio marchigiano. A impreziosirlo concorrono i sinuosi filari di un vitigno autoctono tra i più peculiari d’Italia: il Lacrima.

Ho voluto approfittare della breve vacanza in agriturismo a Mergo (“Colle delle Stelle”) per recarmi di persona nella zona DOC di Morro d’Alba (nonché del Verdicchio dei colli di Jesi), intenzionato a scovare cantine da sommare alle poche solitamente presenti nella grande distribuzione cittadina, dalle quali ho tratto in passato ottime impressioni su questo rosso che sarebbe più appropriato definire “viola”.
Una breve ricerca mi ha guidato alla tenuta di Vicari Nazzareno, produttore di almeno tre varietà di Lacrima (“Il Rustico“, “Essenza” e la versione “Superiore“), nonché di squisitezze quali il “vino di visciole”.
In cantina si è instaurato subito un clima di cordialità niente affatto posticcia, e la quantità di prodotti assaggiati è stata notevole. Non inferiore la qualità (cfr. apposite recensioni). Lui, Nazzareno, mi ha presto confessato di preferire la schiettezza del Rustico, nonostante il più apprezzato dal grande pubblico risulti essere il pluridecorato “Essenza”: vino delicato e gentile, dall’olfatto di rosa canina oltremodo intenso.
Qualche chiacchiera sulle forzature al disciplinare in termini di territori ammessi alla produzione, o circa il vizietto dei concorsi prezzolati; poi un bicchiere di questo, un assaggio di quello… pensavo fosse ora di restituire il baffuto gentiluomo alle sue occupazioni (quando sono arrivato era in mezzo ai campi a riparare un trattore), eppure mi è stato fatto notare, con garbata ruvidezza, di non avere ancora terminato la passeggiata fra i tanti tesori di famiglia: collezioni di sapori e odori cesellati col punteruolo, dipinti ad acquerello; frutti di un lavoro il cui scopo, me ne rendo conto, sono in fondo le persone come noi prima ancora del profitto (almeno è quello che sogniamo).
Sul più bello è arrivata una cliente abituale, probabilmente  un’amica, provvista di tanica per il consueto rifornimento: ho udito il padrone di casa proseguire con lei la digressione sul debito di serietà di un mondo, quello dell’enologia e dei “recensori ufficiali”, sempre più infestato dagli impostori; e poi additare me nel locale attiguo proferendo accalorato: “le persone come loro, i veri appassionati, sono la nostra ultima speranza”.
Da cosa avrà capito che siamo appassionati? …

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