Vacanze in Costa Rei

Nel Sarrabus (territorio pressoché disabitato della Sardegna sud-orientale), a diversi km di distanza dal suo comune di appartenenza Muravera, si trova la località balneare di Costa Rei, letteralmente “inventata” da due costruttori belgi negli anni ‘70. Le sue spiagge, o meglio la sua unica spiaggia, si estende ininterrotta per circa una decina di km fino a Cala Sinzias, e lungo la discesa verso l’estremità meridionale dell’est isolano, la costa lambisce un’acqua dalle cangianti gradazioni del turchese, limpida e cristallina: nel 2009 questo litorale è stato incluso fra i 10 più belli del pianeta dal famoso editore di guide da viaggio internazionali “Lonely Planet”.

Noi abbiamo soggiornato due settimane presso una sistemazione graziosa e funzionale, una villetta indipendente con un largo giardino anteriore ricco di vegetazione mediterranea, esposto sulla strada principale e rivolto alla spiaggia; quest’ultima, però, distava non meno di trecento metri dall’abitazione, e per raggiungerla occorreva attraversare la “nostra porzione di paese”, consistente nella sola piazzola col sopracitato emporio, un bar e un altro paio di negozietti (pescivendolo, farmacia e una sorta di rosticceria); a seguire, piccoli complessi residenziali e finalmente il mare. A riprova del grande isolamento di questi luoghi si può aggiungere la scoperta, al nostro arrivo, dell’impossibilità di seguire i campionati mondiali di calcio a causa della mancanza di copertura del segnale televisivo digitale terrestre (come noto, sul satellite vengono oscurati i broadcast sportivi Rai… ).

Addentrarci nel paesaggio, nella natura scarsamente contaminata di Sardegna, e disperderci nelle sue lande desolate, è per noi sempre stato fonte di altrettanta soddisfazione che il fruire delle sue magnifiche spiagge e del suo mare incantevole. Per questo abbiamo profittato di questa occasione per esplorare il quadrante sud-orientale dell’Isola, ovvero il territorio circostante il nostro punto di partenza verso nord e fino a Cagliari (al cui centro abbiamo dedicato un’intera giornata). Ci è stato così possibile trovare anche piccole meraviglie quali lo stagno di Colostrai, abitato da simpatici fenicotteri che trascorrono il tempo con il capo immerso nell’acqua a pescare; oppure, più a nord e già nella provincia dell’Ogliastra, il suggestivo Salto di Quirra coi suoi 40 km di ambienti selvaggi e privi di insediamenti umani (da cui la definizione di “salto”).

Siamo anche saliti fino alla Torre di Murtas, un’antica fortificazione di forma tronco-conica simile a un nuraghe (ma risalente in realtà alla fine del XVIII secolo), posta su un’altura alla quale si accede per una ripida stradina confusa nella macchia. In cima si gode di una pregevole vista sulla spiaggia omonima (di Murtas) e di una quiete solitaria del tutto peculiare. L’intera zona, del resto, la si apprezza per via del fascino primitivo conferitole dallo stato incolto e desolato nel quale versano i vasti spazi ora pianeggianti, ora bruscamente interrotti da rilievi aridi e scoscesi. È stato tuttavia amaro scoprire, una volta rientrati a casa, come molte delle aree visitate appartengano al cosiddetto Poligono della morte, una zona al centro di forti polemiche a causa dell’incremento di malattie letali registrato presso i pastori locali; ciò si vocifera possa ricondursi al presunto utilizzo di proiettili all’uranio impoverito durante le esercitazioni militari che regolarmente hanno luogo nei paraggi… Se tanto fosse vero, sarebbe un peccato, questo sì, realmente mortalNonostante a poche centinaia di metri dalla nostra base potessimo fruire comodamente di una spiaggia favolosa, non abbiamo tuttavia mancato di recarci ad ammirare il mare caraibico di Cala Sinzias, lungo la strada fra Costa Rei e Villasimius, protetta da un promontorio e da una striscia di eucalipti; né di prendere un bagno nell’acqua verde e azzurra di Punta Molentis, asciugandoci poi sul lido di sabbia fine e rilucente  riparato da una collina sulla quale volteggiano, alti e inafferrabili, maestosi rapaci. Lungo la strada panoramica del ritorno ci siamo fermati a prendere alcune immagini suggestive dell’alto versante costiero affacciato sulle insenature sottostanti, lambite dal mare chiazzato di colori celestiali: dall’azzurro al verde chiaro al blu intenso, con l’isola di Serpentara quinta discreta all’orizzonte.

Ma anche in luoghi tanto distanti e appartati non ha mancato di trovare posto l’espressione di antiche e importanti tradizioni enologiche: siamo andati a scovarle a Castiadas, dove ha sede l’omonima cantina dalla quale abbiamo acquistato alcuni Cannonau e Monica di Sardegna cui il tempo concederà, a Dio piacendo, di restituirci il sapore della terra della quale costituiscono l’essenza.

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