Quella della vacanza di fine giugno è una tradizione consolidata che affonda le radici in un tempo distante ormai più d’una decina d’anni. L’automobile colma di bagagli e l’animo proteso verso la libertà, ci affrettiamo a lasciare indietro l’alveare operoso e lo stress del traffico serbando nel cuore il senso di una peccaminosa evasione; come quando, ai tempi del liceo, si faceva sega da scuola e si andava al lago con gli amici, a fumare accarezzati dalla brezza vivace immaginando i compagni imprigionati fra la seggiola e il taccuino…
Quest’anno la destinazione è il Sud Italia: siamo stati invitati da una collega di mia moglie a trascorrere due settimane in un residence di sua proprietà (9 abitazioni indipendenti con tanto di piscina e vista dall’alto sul mare, tra gli ulivi del Parco Naturale del Cilento) a Marina di Camerota.
Per spezzare il lungo viaggio l’idea è stata quella di una sosta strategica a Cassino con visita al celeberrimo monastero; quindi partenza alla volta della Calabria (alcuni amici da salutare), per una seconda tappa prima della risalita verso la destinazione conclusiva.
A Cassino abbiamo trascorso due notti presso l’hotel Pavone, edificio enorme adatto ad accogliere i numerosi pellegrinaggi organizzati dagli eredi dei combattenti dell’infame battaglia ricordata attraverso il toponimo della città: presso i numerosi cimiteri di guerra della Seconda Guerra Mondiale, costoro tuttora venerano i loro morti.
Il Monastero più antico della Cristianità, fondato dal patrono d’Europa San Benedetto, pur interamente distrutto e ricostruito in seguito al bombardamento alleato del ’44, certamente vale da solo l’intera la sosta.