Dopo 4 giorni di Calabria abbiamo ripreso la salita verso il Cilento, nostra meta principale. Qui fra spiagge, calette ed escursioni, il viaggio ha trovato la sua conclusione. I luoghi toccati sono stati diversi, a cominciare da Marina di Camerota (SA): appena nell’entroterra, sulle pendici di un’altura affacciata sul Tirreno (distante nemmeno 2km) nel mezzo del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, era il complesso di villette a terrazza della collega di mia moglie che ci ha ospitati. Abbiamo potuto apprezzare le numerose spiagge del luogo (Lentiscelle, Pozzallo etc.) ma anche l’entroterra pittoresco fatto di paesini spesso dimenticati dalle guide turistiche eppure parte di panmorami talvolta davvero spettacolari. A Lentiscosa, ad esempio, abbiamo potuto gustare la cucina locale a prezzi da sogno per chi come noi proviene dal caro (in tutti i sensi) Settentrione.
Distante pochi chilometri dalla nostra residenza, siamo stati anche nella rinomata località turistica di Palinuro. Ma degna di menzione è soprattutto l’escursione a Maratea, per raggiungere la quale abbiamo costeggiato l’alto litorale del Cilento meridionale: strade a picco sul mare, piazzole soleggiate da dove osservare il suggestivo spettacolo del ripido fianco della montagna che si tuffa nell’acqua color smeraldo. Indescrivibile, poi, il panorama dall’altura del Cristo Redentore: 700m a piombo sul livello del mare; affacciandosi dai parapetti intorno al monumento si possono indovinare le sensazioni che precedono un lancio col paracadute.
Sapri ci ha colpito per la sua solarità. Sarà perché ci siamo intrattenuti a oziare sul suo lungomare nella quiete torrida delle prime ore pomeridiane, dopo avere pranzato presso un locale lungo la strada litoranea.
Circa Paestum, invece, non posso non citare l’incipit del relativo capitolo della Guida Rossa del TCI: “la visita è fonte di emozioni indimenticabili, specialmente se viene effettuata in condizioni favorevoli di tempo e di luce”. Inutile dire che ho voluto andarci profittando del cielo terso d’un “banale” mercoledì, per restarci fino alla chiusura un’ora prima del tramonto: eravamo quasi soli, noi e le maestose rovine che la luce radente ammantava d’un riverbero dorato. Di fronte a un simile spettacolo è davvero difficile, anche per un profano, restare impassibile.