Il triangolo del Barbaresco

Situata lungo la riva destra del Tanaro, a nord-ovest di Alba, la zona di produzione del Barbaresco ha per capoluogo il villaggio dal quale la DOC trae il nome. Ma la produzione riguarda anche il territorio di altri due comuni, quelli di Neive e di Treiso. Il nostro itinerario ha inteso far visita ai produttori di questo vino pregiato e delizioso scegliendone alcuni tra i più quotati ma anche tra i più fedeli alla tecnica tradizionale. Siamo stati lieti di tralasciare – almeno questa volta – la schiera dei vinificatori “modernisti”, quelli maggiormente orientati verso l’adesione agli standard del gusto enologico planetario. Considerata la ricchezza ampelografica del territorio langarolo riteniamo, dalle bassezze della nostra posizione puramente amatoriale, la valorizzazione di cotante peculiarità un merito assai più rilevante rispetto al conferimento di maggiore bevibilità (secondo il gusto contemporaneo e internazionale) al prodotto vino. Un prodotto i cui nomi, da queste parti, possono suonare identici da una cantina all’altra (il Gallina, l’Asili, il Pora…): è perchè contraddistinguono il terroir di provenienza, l’area ben delimitata e spesso ripartita in lotti tra diversi produttori nella quale l’uva viene coltivata.

Le cantine

Castello di Neive. Lasciata la vettura nel parcheggio adiacente al campo sportivo, si imbocca la strada stretta che conduce al Castello. Al termine della salita di via Castelborgo, prima che questa confluisca nella piazzetta antistante all’ingresso monumentale della Rocca, si incontra il portone ligneo a tutto sesto della cantina. È venuta ad aprirci una signora bionda che ci ha condotto dentro un ufficio gremito di bancali e cartoni accatastati, dove abbiamo acquistato il Barbaresco Gallina 2008, tradizionale e rigoroso fin dall’etichetta.
Rizzi. (Treiso) Nove anni fa esatti (Pasquetta del 2003), a casa di amici, ho stappato il mio primo Rizzi acquistato sul posto durante l’autunno precedente. Questa volta come allora, i proprietari si sono mostrati gente affabile, lieta di offrire degustazioni ampie e particolareggiate dei loro molteplici Barbaresco: abbiamo percorso a ritroso l’arco temporale di tre annate partendo dal più recente 2008 (l’ultimo arrivato) fino al 2006. Nell’ordine si è trattato del Pajorè, del Fondetta e del Boito. Ci è parso un campione ancora in erba il primo (Pajorè 2008); più maturi e consistenti gli altri due (un po’ più “chiuso” il Boito 2006). Abbiamo dunque acquistato tutti e tre, oltre a un paio di Rizzi 2007 (non in degustazione) e ad alcuni Dolcetti d’Alba 2010.
Ca’ del Baio. (Treiso) All’interno di un contesto paesaggistico suggestivo, al termine di una specie di avvallamento collinare, la cantina è preceduta da un’ampia corte presidiata da un simpatico pastore belga. Ci ha ricevuti una ragazza che dopo averci parlato del promettente Barbaresco Asili 2008 ci ha offerto da bere anche un succosissimo Moscato d’Asti 2010 simile a un estratto alcolico di pesca (nei termini più enologicamente gradevoli dell’espressione).
– Gigi Bianco. (Barbaresco) La cantina è situata quasi sotto la torre quadrata medioevale, simbolo di Barbaresco, a fianco della navata di San Giovanni Battista. All’interno del locale vendita si respira un’atmosfera raccolta, cordiale e pulita, e intorno a un lungo tavolo rettangolare ci è stato fatto assaggiare il Barbaresco Pora 2008 che avremmo acquistato di lì a breve.

Il pranzo

Osteria dell’Unione. Salendo dalla località Rizzi verso Treiso si imbocca a sinistra la via Alba. Prima di giungere allo spiazzo presidiato dalla parrocchiale di Maria Vergine Assunta, sempre a sinistra si trova questa osteria, locale piuttosto minuto ma per questo accogliente, con alle pareti scaffali affollati di bottiglie. Abbiamo assaggiato le frittatine alle erbe, i tajarin al ragù e gli gnocchi allo zola, nonché dell’ottimo coniglio con peperoni e Barbaresco (aromatizzato con chiodi garofano e altre spezie) e un brasato. Servizio cortese ma piuttosto lento, ancorché ciò potrebbe rendere prova della cura “casalinga” con cui vengono approntate le pietanze.

I luoghi

Treiso. Onore (e tanto) al territorio comunale capace di ospitare i vigneti dai quali alcuni tra i migliori Barbaresco (ma non solo) traggono i natali. Per il resto, a parte la piazza con la graziosa parrocchiale (interno a una navata con echi vagamente barocchi) di cui sopra, nulla da aggiungere. Interessante il panorama lungo la strada percorsa provenendo da Neive, col profilo di Barbaresco distinguibile sopra un colle all’orizzonte.
Neive. Inserito nel novero dei borghi più belli d’Italia, ne abbiamo visitato il centro storico, con le viuzze tortuose ornate da graziosi palazzi in cotto. Peccato per l’impatto visivo rovinato dalla sequela d’automobili parcheggiate in ogni dove. Il panorama offerto dalla sommità del colle sul quale si adagia il paese non è banale.
Barbaresco. Coi suoi circa 600 abitanti, a noi riesce semplice supporre che siano forse più le cantine… Io lo conobbi dodici anni fa rendendolo la mia immagine personale delle Langhe: meno “ricco” di Barolo, lo trovai genuino e appartato, meno vistosamente turistico. La torre quattrocentesca a fianco della parrocchiale di San Giovanni Battista è quanto rimane dell’antico castello medioevale, e nel raggio di una decina di metri sono già moltissime le aziende importanti: da Gaja ai Produttori del Barbaresco, alla sopracitata Gino Bianco... Ho sempre particolarmente ammirato il panorama di cui si gode lungo i terrazzini di via Rabajà, con il letto del fiume Tanaro e il Roero più in là.

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