Il mare è di quelli trasparenti, a tratti turchese e chiazzato di blu, carico di colori come in molti altri luoghi dai nomi più celebri e “costosi”; tuttavia la conformazione della costa, dirupi velocemente digradanti negli ampi specchi d’acqua (Capo Vaticano pare sia il più alto d’Italia), a disegnare talora meravigliose successioni di calette, lo rendono più adatto a fruitori esperti, già profondo com’è a pochi passi dal bagnasciuga. La balneazione richiede un pelo di prudenza in più, per i bimbi o per chiunque non abbia un minimo di perizia. Nelle giornate più calde, inoltre, quest’anno le meduse si sono spesso mostrate fino a riva, comunque di passaggio, e quasi mai nel pomeriggio.
Siamo rimasti particolarmente soddisfatti dalla sensazione, invece lamentata quale difetto da parecchi visitatori e residenti, di un turismo sfruttato con modalità meno intense che altrove. Taluni degli aspetti più solitamente “turistici” ci sono sembrati infatti meno evidenti qui che in altri posti a volte anche meno rinomati, e comunque meno prepotenti di quanto avrebbero poututo essere in rapporto alle potenzialità del luogo. In pieno centro a Tropea, sul Corso Vittorio Emanuele affacciato sul mare attraverso l’assai suggestivo terrazzino (40m d’altezza sui colori saturi e sfumati dell’acqua sottostante: verde smeraldo, screziata dai riflessi, verso riva; blu pervinca all’orizzonte), si può prendere un caffè seduti lungo la passeggiata pagandolo solo 80 centesimi, e poco di più occorre aggiungere per un cornetto caldo; mentre una sosta in una pasticceria alle porte dell’abitato ci è costata 3,20€ per due caffè, altrettanti cannoli e ancora 2 grosse paste alla crema. Stessa cosa nel bar di Capo Vaticano a due passi dal faro lungo la stradina panoramica, dove spesso il pomeriggio abbiamo sostato scattando foto alle vedute precipiti sulle ampie baie di Grotticelle: un locale dalle apparenze modeste e famigliari, rustico e quasi dimesso, integrato in un contesto naturale ben lungi dall’essere sopraffatto dalla smania di commerciare. Ricordo come ci erano parse fuori luogo, presuntuose, le atmosfere modaiole e i negozi di lusso nei dintorni della Piazzetta a Capri… quasi l’impeto immodesto di contendere il proscenio alla Natura, una sfida impari destinata alla sconfitta, e perciò ridicola.
Ospitalità e una ruspante cordialità sono altre carateristiche rinvenute davvero in ogni rapporto intercorso con chicchessia, gente di strada oppure esercenti: dalla commessa del supermercato al macellaio al pescivendolo, con ognuno si finiva per trovarsi a conversare come dalle nostre parti non accade nemmeno tra vicini di casa.
Vacanza come sempre in “formula residence”, la nostra, abbiamo potuto sperimentate “in proprio” diverse realtà gastronomiche: dalle macellerie dove abbiamo acquistato carne ad un prezzo massimo di 13€/Kg per le qualità migliori (ottima, tra l’altro, la “Podolica“, una delle “Cinque Razze Italiane”), alla pescheria “La Paranza” lungo la strada provinciale per Tropea, dove ogni giorno i pescatori vendevano pesce da loro stessi appena preso: per provare il famoso “Tonno Rosso” abbiamo dovuto attendere che ne venisse pescato un esemplare adeguato. Nel frattempo abbiamo provato anche il più caro Pesce Spada, mangiato come fosse la prima volta tanto ci è parso diverso il gusto rispetto a quello dei prodotti congelati in vendita nei nostri supermercati; oppure la Spatola, che abbiamo in parte fritto a tocchetti e in parte utilizzato per condire la pasta, ma anche le alici e le sardine, passate in farina e fritte anch’esse, e accompagnate dal Cirò Bianco 2012 di Librandi che, la zona di produzione restando un po’ distante da qui, ci siamo procurati in supermercato. E sempre in un supermercato lungo la statale per Tropea, appena dopo il passaggio a livello della ferrovia litoranea Eccellente – Tropea – Rosarno, abbiamo fatto scorta di numerose confezioni di “fileja“, il formato tipico della pasta calabrese.
La Cipolla di Tropea resta chiaramente la regina dei prodotti locali: ad essa, lungo ogni strada da Ricadi a Tropea (ma nonstante il nome la zona realmente vocata pare sia quella di Ricadi), sono votate decine di aziende agricole che espongono cartelli variopinti con l’emblema di questo ortaggio tanto apprezzato in tutto il mondo. Sembra infatti che solo queste terre possiedano le caratteristiche minerali adatte a conferire al prodotto il sapore dolciastro che lo caratterizza: inutile acquistarne le semenze per tentare nel proprio orto.
A tre delle Isole Eolie abbiamo inoltre dedicato un’intera giornata della nostra permanenza, anche se avremmo preferito visitarle separatamente, una alla volta. A Vulcano, prima tappa dopo la partenza dal porto di Tropea, abbiamo fatto un rapido bagno nei fanghi sulfurei (incredibile e a tratti insopportabile l’odore di uovo marcio che si respira appena scesi dall’imbarcazione, mentre si transita in mezzo alle rocce gialle che sorvegliano l’ingresso alla strada principale) per poi recarci alla “Spiaggia delle Sabbie Nere”, suggestiva insenatura di rocce vulcaniche col profilo di Stromboli all’orizzonte e la fumarola del locale cratere alle spalle. Da lì ci siamo trasferiti a Lipari, nel cui centro abitato abbiamo desinato presso l’enopaninoteca “Gilberto & Vera” (panini “farciti” con melanzane, pasta di olive, capperi, pomodori secchi etc., e una buona selezione di vini locali, tra cui la celebre Malvasia delle Lipari). Dopo pranzo, giusto il tempo di salire alla Cattedrale ed era già ora di ripartire alla volta di Stromboli, l’isola dall’inconfondibile profilo triangolare sulla cui sommità è il pennacchio che ne testimonia la perenne attività vulcanica: anche qui spiagge nere d’origine lavica, contrastate da abitazioni rivestite di calce bianca presso il borgo di Piscità, lambito da un mare d’un blu oltremodo intenso.
Praticamente ci sono nata,ma son troppi anni che non ci vado…grazie per questo viagio virtuale…la spiaggia di Grotticelle…che ricordi!