L’intera denominazione Sizzano si estende all’interno del territorio del comune omonimo lungo una dozzina di colline digradanti verso il fiume Sesia, coprendo una superficie vitata di soli 13 ettari ripartiti fra 3 produttori. Nel caso della bottiglia in degustazione, i vigneti dell’azienda fondata da Paride Chiovini nel 1997 si trovano in regione Vernazzole, laddove possono fruire di terreni argillo-sabbiosi acidi. I primi quattro mesi di maturazione avvengono in acciaio, mentre il legno di rovere subentra per i successivi 24. Si tratta insomma di una declinazione di nebbiolo nordpiemontese caratterizzata soprattutto dal non altissimo contributo di tale vitigno, come già per il Bramaterra, ma con il concorso di uva Vespolina anzichè Croatina, in quantità del resto superiori rispetto a quanto previsto per le denominazioni Ghemme, Boca o Lessona.
Ci è sembrato così:
Aspetto – Rosso granato con unghia mattone.
Olfatto – Frutto elegante e raffinato, abbastanza goloso, con franchi sbuffi di erbe officinali alternati a note di rabarbaro e funghi porcini; a tratti etereo, ben articolato.
Gusto & Struttura – Attacco di buona acidità, finemente tannico; piacevole espansione in centro bocca, laddove si apprezza al meglio il rilevante spessore tattile arricchito da richiami di spezie e prugne secche; finale longevo e fruttato.
Gradimento (83,5/100) – Olfatto e struttura ne fanno un vino di stoffa, benché un filo meno delicato e più terroso rispetto ad altri nebbioli piemontesi; a distinguerne ulteriormente il carattere concorre probabilmente l’apporto speziato derivante dal 30% di uvaggio Vespolina. Forse l’abbiamo colto all’apice della beva, non ancora troppo terziarizzato e tuttavia giustamente maturo.
Uvaggio: Nebbiolo (60%), Vespolina (30%), Uva Rara (10%)