Solitamente ci si accosta al genere “Lambrusco” con l’intento di concedersi bevute non troppo impegnative sotto il profilo qualitativo. All’udire il nome di questo vitigno antico, della cui esistenza ancestrale fornisce testimonianza persino il sommo (nonché mantovano) Virgilio, si risvegliano nelle menti della maggior parte dei consumatori (il Lambrusco è il vino più venduto in Italia) immagini di banchetti spensierati, di uomini al gioco intorno a un tavolo d’osteria, oppure dediti a un pasto frugale all’aria aperta per interrompere una serrata sessione di lavoro: scene in tutti i casi d’ordinaria ristorazione, di libagioni dissetanti, fresche e disinvolte. Ricercando con attenzione tra gli scaffali della grande distribuzione meglio rifornita (lo sappiamo, non è facile, i nomi sono pochi e quasi sempre gli stessi), è possibile invece ripagare i nostri sforzi attraverso la soddisfazione di ottenere accesso a esemplari interessanti come quello che ci proponiamo di assaggiare oggi. Si tratta di un Grasparossa fermentato in autoclave (metodo Charmat, dunque) proveniente dalla zona collinare compresa nella provincia di Reggio Emilia dalla quale deriva la denominazione. Contraddistinta dal patronimico del fondatore, la linea Remigio 100 celebra nel nome i riconoscimenti ottenuti nel 1911 all’Expo agricolo di Roma.
Ci è sembrato così:
Aspetto – Rubino con riflessi porpora; spuma violacea discretamente persistente.
Olfatto – Intenso, dolcemente fruttato, dapprima giocato su tonalità di frutti di bosco, poi più nettamente indirizzato verso la visciola, o le prugne fresche; il sottofondo è tenuemente acidulo, con sbuffi floreali; a tratti persino cioccolatoso.
Gusto & Struttura – Dolce, fine di frutto, delicatamente vivace e ben più fresco che all’olfatto, meno morbido; l’intera boccata è sostenuta da una spina acida che si espande assai bene affiancandosi ai descrittori (molto meno netti che al naso) senza prevaricarli; il finale, specie per la tipologia, è decisamente lungo, pregevole e aromatico.
Gradimento (80/100) – Vantando un naso quasi da passito e un gusto equlibrato, questo lambrusco stupisce e si colloca tra i più morbidi e rotondi fin qui provati; il frutto è dolce e fragrante, ma non manca del resto un bel nerbo acido: ben fatto, varietale eppure originale, possiede il “quid” che contraddistingue i vini niente affatto banali…
Uvaggio: Lambrusco di Grasparossa dei Colli di Scandiano e di Canossa (100%)