L’azienda La Prevostura s’è data l’obiettivo di rinverdire gli antichi fasti della viticoltura biellese, caduta in disgrazia sul finire del secolo scorso. Per riuscirci conta soprattutto sulla propria produzione di Lessona DOC: a illustarcene con passione i diversi passaggi, direttamente in cantina laddove ci siamo recati di persona due anni fa, è stato Martino, neofita collaboratore della famiglia proprietaria ed ex studente di geologia. Grazie agl’interessanti campioni di suolo da lui esposti nella sala di degustazione, abbiamo avuto modo di toccare con mano (è proprio il caso di dirlo) la peculiare natura del terreno che caratterizza l’areale del Lessona, la cui zona di produzione si estende ad ovest del fiume Sesia per soli 6,5 ettari totali. Altitudini piuttosto contenute e sabbie posate su strati molto profondi di porfido e granito consentono di solito alle radici delle viti di affondare parecchio alla ricerca di nutrienti, dando origine a un vino dalla spiccata mineralità e dal tipico registro aromatico iodato. L’affinamento in tonneaux e barrique per 20 mesi, e il successivo di 9 mesi in bottiglia, completano il ciclo di maturazione di quella che si propone come un’altra tra le molteplici, sfaccettate e interessanti espressioni di nebbiolo (peraltro in purezza) nordpiemontese.
Ci è sembrato così:
Aspetto – Rosso granato con unghia mattone.
Olfatto – Assai intenso, rotondo e fragrante, con sentori netti ed eleganti di frutti di bosco e rosa appassita, e sbuffi di lavanda accompagnati da una fine speziatura di contorno; goloso e seducente, di grande chiarezza espressiva.
Gusto & Struttura – Esordio ruvido e carnoso, centro bocca di grande spessore e assai irradiante, di notevole acidità e ben sapido, con rimandi di mirtillo e fiori secchi; finale lungo e gustoso, dal ricordo di prugna secca e noce.
Gradimento (82/100) – Un invecchiamento maggiore gli avrebbe giovato; nel momento in cui lo assaggiamo appare più compiuto all’olfatto che in bocca, laddove in ogni caso non difetta di stoffa pur restando qualche passo indietro; le componenti dure tendono infatti a prevalere sbilanciandolo leggermente a favore di una freschezza ancora molto (troppo?) giovanile.
Uvaggio: Nebbiolo (100%)