Non è stato necessario custodire 20 anni nella nostra cantina questa bottiglia la cui vendemmia risale all’epoca in cui ci congedammo dalla naja. Sapore d’altri tempi, ricordi distanti e rarefatti, che un vino buono è spesso in grado di rinverdire incoraggiando la memoria grazie a quel misterioso potere di percorrere le scorciatoie dell’anima, di attraversare dimensioni… eteree. Per procurarcela è stato sufficiente recarci personalmente dagli eredi di Giuseppe Cortese, capostipite di un’azienda famigliare che vanta, tra gli altri, il merito di conservare e vendere esemplari di annate talora anche parecchio “fuori corso”, ma soprattutto di proporli a prezzi decisamente onesti e inco0raggianti. La loro versione di Rabajà, uno dei cru più importanti tra quelli ubicati all’interno della municipalità di Barbaresco, viene realizzata secondo criteri personali come l’impiego di lieviti indigeni e l’invecchiamento di circa 20 mesi in botti di rovere di Slavonia di dimensione variabile, dai 17 ai 25 ettolitri. Ben consapevoli del valore simbolico che tale rito possiede in una simile occasione, e non privi della deferenza che pur si deve a un’anagrafe tanto impegnativa, ci accingiamo a stappare la bottiglia e a fare un salto indietro di vent’anni nella nostra biografia. Soltanto la durata di qualche calice, però…
Ci è sembrato così:
Aspetto – Granato nettamente incline all’aranciato.
Olfatto – Finemente speziato, rimandi d’incenso e di lavanda velano un sottofondo di fiori appassiti e un frutto sottile ma gustoso; dopo una giusta permanenza nel calice emergono anche sentori di liquirizia e rabarbaro non troppo persistenti, e il frutto s’esprime più maturo e franco, rivelando note d’amarena; sbuffi di cioccolato al latte completano un naso ben ritmato e interessante.
Gusto & Struttura – Fine di frutto e di tannino sin dall’esordio, a centro bocca si mostra persino gradevolmente acidulo, succoso e alquanto aranciato, e la beva ne risulta equilibrata; permangono sensazioni speziate, e lo spettro aromatico è abbastanza fedele all’olfatto incluse le note cioccolatose, protagoniste del progressivo e lunghissimo finale.
Gradimento (83,5/100) – Elegante, composito ed espressivo, non mostra tuttavia la propria età, rivelandosi persino in grado di far sfoggio d’una certa grinta e di freschezza; insomma nè calore nè austerità tracciano la personalità di questo vino che, sebbene virtuosamente “incravattato” e compiutamente maggiorenne, non possiede ancora nella saggezza senile il proprio punto d’eccellenza; ma ciò non costituisce un problema, anzi…
Uvaggio: Nebbiolo (100%)