“La Trappe” Quadrupel: ai confini della birra trappista

La Trappe QuadrupelNon vi è dubbio che, tra tutte le birre, quelle di abbazia possiedano un fascino particolare: esse rappresentano, nell’immaginario del bevitore, una sorta di punto d’incontro tra il Sacro e il profano, il risultato di sapienze antiche e segrete, precluse al secolo mondano al quale, nonostante tutto, viene concesso di godere il premio dell’operosità monastica, di una vita di lavoro e preghiera.

Le birre trappiste rappresentano un sottoinsieme di quelle di abbazia, e sono meno di una decina i marchi autorizzati a fregiarsi della denominazione “Authentic trappist product“. Tali birre vengono prodotte direttamente dai monaci oppure sotto il loro stretto controllo, e la quasi totalità dei monasteri/birrifici ha sede in Belgio. In questo senso la birra di cui trattiamo costituisce un’eccezione, essendo prodotta nell’abbazia Onze-Lieve-Vrouw Van Koningshoeven a Berkel-Enschot, in Olanda.

Prima di accennare ai dettagli che riguardano lo specifico esemplare, vorremmo precisare come la classificazione delle birre trappiste si fondi sul binomio grado alcolico/colore; nata in un’epoca in cui l’analfabetismo costringeva i monaci ad apporre un certo numero di “X” sulle bottiglie allo scopo di differenziarne la tipologia, oggi la distinzione di massima (esistono anche parecchie varianti) procede con un criterio che richiama nella tassonomia il numero di lettere anticamente apposto:

– “BLOND”: birre chiare dal tenore alcolico meno elevato;
– “DUBBEL”: birre scure dal tenore alcolico meno elevato;
– “TRIPEL”: birre chiare di più alto tenore alcolico;
– “QUADRUPEL”: birre scure di più alto tenore alcolico;

Restando a quanto sopra, riesce dunque semplice definire in primis il prodotto in questione una birra scura molto forte (10°). Prodotta quale bevanda corroborante (“pane liquido”, come la tradizione monastica ama definire le proprie birre) allo scopo di confortare i rigidi inverni fiamminghi, si presenta di un colore marrone-rossastro, un ambrato molto carico e leggermente torbido, coperto da una schiuma abbastanza volatile. Al naso emergono sensazioni dolciastre di caramello, fragola e frutta candita (a tratti anche suggestioni floreali). In bocca non è molto effervescente (“carbonata”) e la consistenza è prevalentemente “oleosa”, e il gusto mantiene la dolcezza da zucchero grezzo già emersa all’olfatto, unitamente a un sapore prevalente di frutta sotto spirito.

Si tratta certo di una bevanda seria e importante, da gustare non troppo fredda. A noi piace molto perché in possesso di una personalità marcata e ben distinta, anche se forse un po’ troppo “sopra le righe” per il carattere smaccatamente dolce e a tratti “vinoso”.

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