Da Carema in provincia di Torino, e attraverso le aree assai vocate di Biella, Vercelli e Novara fino alla recente denominazione Valli Ossolane, le zone piemontesi in cui il Nebbiolo viene felicemente coltivato a nord del “classico” territorio delle langhe cuneesi sono molteplici come molte sono le declinazioni in cui questo vitigno autoctono e pregiato viene proposto.
Anche quest’anno abbiamo voluto onorare un grande classico dei nostri appuntamenti enologici di fine inverno, andando a esplorare vecchie e nuove realtà di quel territorio che il fiume Sesia spartisce in due lasciando alla propria destra orografica (ovest geografico) le zone di Boca, Ghemme, Sizzano, Fara e delle Colline Novaresi, mantenendo invece a est quelle di Lessona, Bramaterra e Gattinara, oltre alla denominazione di “ricaduta” Coste della Sesia.
Le cantine.
Colombera Carlo – Coadiuvati dal capace enologo Cristiano Garella, papà Carlo e il figlio Giacomo Colombera gestiscono la loro azienda ubicata a Masserano in località Cottignano. All’arrivo presso l’abitazione abbiamo trovato ad accoglierci come di consueto il giovane Giacomo, disposto a condividere con noi un anno di racconti (quello trascorso da quando lo incontrammo l’ultima volta) e di scambi enologico-culturali che ci hanno immerso nell’atmosfera decisamente genuina e oltremodo cordiale di quello scrigno poco conosciuto che è l’Alto Piemonte vinicolo. In degustazione abbiamo trovato, per cominciare, un rosato 2014 prodotto esclusivamente “negli anni adatti”. Otto ore di contatto con le bucce e una fermentazione “da bianco” senza aggiunta di lieviti, affidata ai saccaromiceti lasciati in vasca da fermentazioni precedenti, hanno consentito di ottenere una rara versione in rosa delle uve nebbiolo di famiglia, profittando della notevole acidità di base di quelle vendemmiate nel 2014. D’altro canto, secondo il neolaureato enologo Giacomo, il Nord Piemonte non sarebbe altrimenti territorio vocato alla vinificazione di bacche bianche; al punto che neppure l’autoctono Erbaluce pare sia solito condurre, secondo lui, a risultati soddisfacenti da queste parti. Il Bramaterra 2012 era purtroppo terminato, in compenso abbiamo potuto reperire qualche bottiglia superstite dell’annata 2011: ce lo eravamo procurato l’anno scorso, ma l’ottima riuscita ci ha invogliato a rinfoltirne le provviste. La sorte ci ha tuttavia ricompensato consentendoci di scovare un Coste della Sesia 2013 definito da Giacomo “il miglior vino da lui fin qui prodotto”.
Antoniotti Odilio – Una svolta a sinistra sulla statale che proviene da Masserano immette sulla SP68 che s’inoltra nel bosco raggiungendo e superando l’abitato di Orbello. L’azienda di Antoniotti, dimora realmente rustica intrisa di quotidiana normalità, sorge nella frazione Casa del Bosco di Sostegno e prospetta, dall’alto di un terrazzino, sul monte Cinciglione il cui versante opposto digrada lungo la zona storica del Bramaterra. Tutti i vigneti aziendali, tiene a precisare il giovane (sì, anche lui) enologo Mattia, sorgono sul porfido di origine vulcanica e danno orgine a vini più duri e austeri rispetto a quelli prodotti a Masserano, la cui vicinanza alla zona del Lessona e al terreno d’impasto più morbido di quelle parti conferisce maggiore rotondità al prodotto finale. L’abitudine aziendale di aggiungere un 3% di Uva Rara al posto della Vespolina (solitamente impiegata dalla maggior parte degli altri produttori) all’uvaggio del Bramaterra, bilancerebbe secondo gli Antoniotto la durezza risultante grazie alla bassa acidità propria del vitigno. Esemplare ci è parso l’aneddoto di Mattia relativo alla gestione della non semplice annata 2014: l’esperienza delle “50 vendemmie” paterne ha infine ottenuto la meglio sulla prassi scolastica impedendo la seconda cimatura delle viti e consentendo la concentrazione di energia nei grappoli anziché nella vegetazione. Prima di farci procedere all’acquisto del Bramaterra 2012 e del Coste della Sesia 2013 ci è stata mostrata la splendida cantina di origini settecentesche, con le originali vasche di fermentazione ricavate all’interno dei muri verso i primi anni del secolo scorso. A testimoniare l’autentica e atavica tradizione contadina di famiglia concorre un altro aneddoto risalente alla seconda guerra mondiale, durante la quale le grandi botti stivate nel sottosuolo avrebbero nascosto alcuni soldati renitenti alla battaglia sottraendoli alle ispezioni di routine della gendarmeria…
Antico Borgo dei Cavalli di Sergio Barbaglia – L’abitato di Cavallirio, in provincia di Novara, sorge nel territorio più settentrionale tra quelli situati lungo la sponda orientale del Sesia. Dalla zona circostante, caratterizzata da terreni che si differenziano da quelli delle denominazoni Ghemme, Sizzano e Fara per la loro origine vulcanica, proviene il Boca. Si tratta di una DOC la cui produzione avviene entro una decina di ettari situati a un’altitudine media superiore rispetto a quella del restante Piemonte Settentrionale enologico. Climaticamente più freschi e costituiti da porfidi rosa molto friabili e poveri di humus, nonchè da granito, il vino che se ne ricava è un po’ meno minerale e più tannico rispetto a quello proveniente dalle aree adiacenti, e tuttavia finemente fruttato e ravvivato da ricordi di erbe di campo. All’interno dell’elegante sala di degustazione perlinata di Sergio Barbaglia abbiamo colto l’occasione di assaggiare non solo il suo leggendario Boca (2011 nella fattispecie), ma anche una serie di etichette della “denominazione di ricaduta” Colline Novaresi volte a proporre in purezza ciascun vitigno caratteristico della produzione locale e… dei dintorni. È stato il caso dell’assai dolce di frutto Erbaluce 2013, della florealissima Uva Rara 2013 o della Croatina 2012, astringente nonostante il leggero invecchiamento in legno; senza trascurare il tradizionale Nebbiolo e neppure la speziata Vespolina 2012, con ricordi di tabacco e qualche sbuffo smaltato.
Link correlati:
– Lessona e Bramaterra, due DOC dell’Alto Piemonte– Bramaterra La Palazzina 2006
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